mercoledì 21 aprile 2010

Non c'è due senza tre




Titolo banale, colpa della poca fantasia rimasta a quest'ora. Oltre ad aver nuovamente revisionato i capitoli precedenti, finalmente si scopre il contenuto del borsone che tanto era caro al povero Roberto. Il suo passato riemerge e vive con lui nel retro del Grungy Red. C'è un prezzo da pagare ... surreale.

Terza parte pubblicata. Grazie dell'attenzione, scusate il ritardo e buona lettura.
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domenica 18 aprile 2010

Gli spaventevoli segreti di Twin Peaks

Parto dal commento del mio critico preferito: "...è una bella detective story che inquieta e perturba, di una violenza mostrata soltanto nei suoi effetti ed esposta come il frutto di una “malattia” che Lynch lascia sospesa, quasi astratta, ma significativa. È una lezione di stile anche nel disegno dei personaggi..."


Credo che conosciate già la storia: Twin Peaks è un villaggio di boscaioli al confine tra Canada e Usa, caratterizzato dalla assoluta noia e monotonia. La quiete, apparente, è scossa irreversibilmente dal ritrovamento del cadavere ferocemente infierito di Laura Palmer, ragazza modello, invidiata e amata.
Ma Laura nascondeva non meno e meno terribili segreti dei suoi ex-concittadini, e su questi segreti indagano Dale Cooper (bravissimo Kyle MacLachlan) e lo sceriffo Truman. Di puntata in puntata emergeranno fantasmi del passato e spiriti maligni del presente, vizi e delitti, personaggi singolari e mascalzoni.


Secondo me la serie ebbe meritato successo, frutto di un robusto plot, personaggi unici e grandi idee: David Lynch ha lasciato un'impronta indelebile nei serial inventando il telefilm d'autore e mescolando abilmente dramma, telenovelas e thriller.

Personalmente, trovo che le puntate viaggino tutte su alti livelli, apprezzo le pennellate originali, ma al contempo mi conformo alla corrente di pensiero che vede un calo qualitativo (e non meno dell'audience) dopo la scoperta dell'assassino. Per pressioni dei produttori ma nonostante le sue resistenze, Lynch dovette svelare il colpevole anzitempo, e dare una svolta alla seconda serie portando a Twin Peaks un vecchio nemico di Cooper con cui ingaggerà la lotta finale.

Perché mi sono messo a guardare un serial a 20 anni dalla trasmissione?? Beh, la sola foto del post mostra tre elementi chiave per me in un un thriller:
  • un cattivo spaventevole e che appaia invincibile (Bob); 
  • un eroe intelligente e carismatico ma coi suoi difetti (Cooper). Amo immedesimarmi in questi caratteri, e come Cooper, adoro il caffè nero americano!;
  • un regista creativo e visionario (Lynch, che recita anche come bizzarro capo di Cooper).
Altri temi toccati sono: l'adolescenza, l'amore, il potere, la pazzia, il Bene e il Male, l'estremo raziocinio (rappresentato dagli scacchi) contro il dogmatico (la Loggia Nera, casa del male o del nostro lato nascosto), il simbolismo (i gufi non sono quello che sembrano)...

Motivi "da cultore": sto esplorando il mondo di Lynch, coi suoi personaggi e ambientazioni inquietanti, tanto che non si capisce cosa dell'uno influisca nell'altro.

Motivi "di sfida": il serial fu trasmesso quando avevo circa 8 anni, e i miei me lo vietarono. Potevo seguirlo solo guardando di nascosto le videocassette registrate dai miei zii. Beh, non mi sono mai tolto dalla mente l'espressione terrificante di Bob che entra nel salotto di Maddie. Per anni, temevo che Bob sarebbe spuntato da sotto il mio letto, pertanto tutta la serie ha rappresentato per me una summa del terrore.

Ora ho superato questo scoglio, di certo non metterò mai tende rosse in casa!
Per avere un assaggio dei mondi paralleli di Twin Peaks, cliccate qui:

Loggia Nera, omaggio a Lynch

Wiki, la loggia nera

E tu Desmond, hai qualche serie preferita? O vuoi parlarmi di qualche spaventevole film?
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sabato 10 aprile 2010

Non dobbiamo rinunciare


Negli ultimi anni ho incontrato molte nuove persone, ma solo di recente credo di avere veramente conosciuto alcune di queste. E solo negli ultimi mesi ho realizzato pienamente quanto queste possano stimolare il mio pensiero e i miei sentimenti facendomi partecipe delle loro esperienze, dei loro ragionamenti, delle loro passioni, delle loro vite. Tutto questo può aiutarmi ad essere una persona migliore? Ne sono convinto.

Dobbiamo tendere al miglioramento, quell'evoluzione personale che è elemento naturale ed essenziale della vita, perchè tutto ciò che è vivo si evolve per natura. Il nostro miglioramento personale non è altro che una delle miliardesime componenti che proiettate a livello macroscopico formano l'intera evoluzione umana moderna. Che non è più solo evoluzione fisica, ma intelletuale e sociale.
Se il nostro miglioramento è frutto anche e sopratutto dell'interazione con le eperienze ed i pensieri di chi ci sta intorno, allora ecco che il miglioramento degli altri non potrà che migliorare anche noi stessi.
Quindi, prima di tutto fate bene attenzione a chi vi sta accanto, perchè dovete cercare di capire tutto ciò che di buono possa darvi. Imparate sia dai suoi errori che dai suoi successi. Non sottovalutate i suoi pensieri.
Poi dovete dare occasione anche agli altri di migliorarsi, non osteggiateli, non ostacolateli, siate propositivi, deprecate gli atteggiamenti di mediocrità, incentivate chi vuole proporre nuove idee e soluzioni. Se anche sbaglierà comunque impareremo tutti una nuova lezione.

Più saranno migliori gli altri, più saremo migliori noi. Non dobbiamo rinunciare.
Ecco cosa ho imparato da chi ho conosciuto recentemente, da chi ha condiviso con me la sua vita.

Ho capito che se non condividiamo la nostra vita, e non rispettiamo e diamo un'opportunità a chi la vuole condividere con noi, non evolviamo e, quindi, non viviamo.

Se ci relazioneremo solo con noi stessi, o solo con chi si accontenta di essere Homo Erectus e non gli interessa diventare Sapiens, non evolveremo.

Ora che ho compreso questo, sto condividendolo perchè spero capirete anche voi.
Così miglioreremo insieme...
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domenica 4 aprile 2010

Il creseziano raddoppia



Si scopre il Grungy red, un locale capace di ridare un frammento di passato a chi non vuole più un futuro. Un bloody mary nella triste attesa per varcare la soglia di un mondo privato, a disposizione di pochi disperati.

Seconda parte pubblicata. Grazie dell'attenzione, scusate il ritardo e buona lettura.

P.S.
E' stato rivisto anche il primo capitolo, nei dettagli e nella forma.
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sabato 3 aprile 2010

Licurgo a Sparta, 2500 anni e non sentirli




Licurgo, avendo deciso di dare leggi a Sparta, viaggiò a lungo per studiare le diverse istituzioni.
Gli piacquero le leggi di Creta, che erano rette e severe, ma gli dispiacquero quelle della Ionia, in cui non mancavano superfluità e vanità.
In Egitto apprese come fosse vantaggioso tener distinti i soldati dal resto del popolo, e poi, di ritornio dai suoi viaggi, mise questo in pratica a Sparta.
Eseguì un'equa ripartizione della terra tra tutti i cittadini per bandire dalla città ogni insolvenza, cupidigia, spreco, ed anche la ricchezza e la povertà. Proibì le monete d'oro e d'argento, permettendo solo il conio del ferro, di così piccolo valore che per raggiungere le dieci mine sarebbe stato necessario occupare l'intera cantina di una casa. Ordinò poi che tutti i cittadini mangiassero insieme e avessero tutti uno stesso cibo.
Licurgo, come tutti i riformatori, pensava che l'educazione dei bambini fosse la principale e più importante materia che un riformatore di leggi dovesse affrontare. Come tutti coloro che aspirano al potere militare, era ansioso di tenere alta la medie delle nascite.

Non si pensava male di un uomo se questi, vecchio e con moglie giovane, permetteva ad un uomo più giovane di avere bambini con lei. Non doveva esservi alcuna sciocca gelosia, perché a Licurgo non piaceva che i bambini appartenessero privatamente ad alcuno, dovevano essere in comune, per il comune benessere... è il principio che i coloni applicano per il loro bestiame.


I bambini erano sottoposti ad un severo tenore di vita perché si rafforzassero, il che sotto certi aspetti era un bene. All'età di sette anni, erano tolti di casa e messi in un convitto, dove erano divisi in compagnie, ciascuna delle quali era sotto gli ordini di uno di loro, scelto per intelligenza e ardire. Erano sempre sporchi e sciatti, dormivano su letti di paglia, si insegnava loro a rubare e venivano puniti se colti in fallo: non perché rubavano, ma per la loro stupidità.
L'amore omosessuale, sia maschile che femminile, era un'abitudine ammessa e aveva una parte riconosciuta nell'educazione degli adolescenti.

Licurgo abituò i suoi concittadini in modo tale che essi non volevano né potevano vivere soli, ma erano come legati l'uno all'altro, essi erano sempre in compagnia come le api intorno alla loro ape regina.

Le stesse origini puramente filosofiche del pensiero di Platone erano tali da predisporlo in favore di Sparta.
Questi influssi, per esprimersi in modo generico, erano di Pitagora, Parmenide, Eraclito e Socrate.
Da Pitagora, Platone trasse gli elementi orfici della sua filosofia: la tendenza religiosa, la fede nell'immortalità e nell'altro mondo, il tono sacerdotale e tutto ciò che è implicito nella similitudine della caverna; il peso dato alla matematica, la intima mescolanza tra raziocinio e misticismo.

Da Parmenide trasse l'opinione che la realtà sia eterna e fuori sal tempo, e che sul terreno logico ogni mutamento debba essere illusorio.
Da Eraclito trasse la dottrina negativa che non ci sia nulla di permanente nel mondo sensibile. Questo, insieme alla dottrina parmenidea, portò alla conclusione che la conoscenza non sia derivata dai sensi ma debba essere raggiunta solo con l'intelletto.
Da Socrate trasse la preoccupazione per i problemi etici e la tendenza a ricercare spiegazioni teleologiche piuttosto che meccanicistiche del mondo. Il Bene dominava il suo pensiero.

La Bontà e Realtà, essendo al di fuori del tempo, fanno sì che lo Stato migliore sarà quello che copierà più da vicino il modello celeste, avendo un minimo di mutamenti e un massimo di perfetta stabilità. [Teoria delle Idee]
Platone, come tutti i mistici, ha nelle sue opinioni un fondo di certezza essenzialmente incomunicabile se non attraverso un sistema di vita. [Sacerdotalità]
E' necessaria una vasta educazione per fare un buono statista: senza matematica non era possibile la saggezza. [Oligarchia].
Infine, la tranquillità era essenziale per la saggezza, e di conseguenza questa non si potesse trovare tra chi doveva lavorare per vivere, ma solo tra chi aveva mezzi indipendenti. [Aristocrazia].
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