domenica 5 dicembre 2010

Malamente



È strano proporre qualcosa di nuovo con una vecchia formula, ma per questa volta andrà così; abbiate pazienza.

Vi trascino in un esperimento.
Questa è la frase incriminata, e la ripropongo perché non è altro che questo: Malamente. Raccontare un serial killer tramite le pagine di un diario.
Questa idea nasce anni fa nella testa di Christian Ragazzoni, un scrittore come me - nel senso non professionista con tante idee in testa - con il quale mi sono trovato bene nel collaborare (e fortunatamente la cosa è stata reciproca). Ho aderito a questo progetto per due motivi: l'argomento interessante e il risultato in forma fumettistica.
Da sceneggiatore mancato non ho potuto fare altro che buttarmi a capofitto nello scrivere un pezzo, appena finito di essere magistralmente inchiostrato da Sarah Floris.
Non vi rubo altro tempo e vi rimando al fumetto, disponibile in chiaro nelle lande creseziane.

Buona lettura!
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Copy&Past: Dieci motivi per 20 anni di «regno»

Col Copy&Past inaugurerei il filone delle pagine copiateincollate nel sito. L'originalità o la personalizzazione sono di casa altrove.

Internet ha creato un nuovo concetto di legame: una rete estesa capillarmente fino all'ultima cellula ma composta di legami lievi e mutevoli.




Quindi una via per rinsaldare i legami è copiarli e ricopiarli e condividerli con nuove cellule.
Dopo la puntata pilota di "Quanto tempo abbiamo perso"
continuo col filone socio-politico con questo buffo, furbo, lucido articolo di Severgnini che ho copiato da qui.
Enjoy.


Il Cavaliere spiegato ai posteri
Dieci motivi per 20 anni di «regno»


«Berlusconi, perché?». Racconta Beppe Severgnini che nel suo girovagare per il mondo infinite volte si è sentito rivolgere quella domanda da colleghi giornalisti, amici, scrittori di diverso orientamento politico, animati da curiosità più che da preconcetti. E così, cercando una risposta per loro, ha cominciato a elencare i fattori del successo del Cavaliere. Umanità, astuzia, camaleontica capacità di immedesimarsi negli interlocutori. Virtù (o vizi?) di Berlusconi, ma anche del Paese che ha deciso di farsi rappresentare da lui. Disse una volta Giorgio Gaber: «Non ho paura di Berlusconi in sé. Ho paura di Berlusconi in me». Quella frase fa da epigrafe a «La pancia degli italiani. Berlusconi spiegato ai posteri», il libro di Beppe Severgnini in vendita da oggi, del quale pubblichiamo l'introduzione

Silvio Berlusconi (Afp)
Silvio Berlusconi (Afp)
Spiegare Silvio Berlusconi agli italiani è una perdita di tempo. Ciascuno di noi ha un'idea, raffinata in anni di indulgenza o idiosincrasia, e non la cambierà. Ogni italiano si ritiene depositario dell'interpretazione autentica: discuterla è inutile. Utile è invece provare a spiegare il personaggio ai posteri e, perché no?, agli stranieri. I primi non ci sono ancora, ma si chiederanno cos'è successo in Italia. I secondi non capiscono, e vorrebbero. Qualcosa del genere, infatti, potrebbe accadere anche a loro. Com'è possibile che Berlusconi - d'ora in poi, per brevità, B. - sia stato votato (1994), rivotato (2001), votato ancora (2008) e rischi di vincere anche le prossime elezioni? Qual è il segreto della sua longevità politica? Perché la maggioranza degli italiani lo ha appoggiato e/o sopportato per tanti anni? Non ne vede gli appetiti, i limiti e i metodi? Risposta: li vede eccome. Se B. ha dominato la vita pubblica italiana per quasi vent'anni, c'è un motivo. Anzi, ce ne sono dieci.

1) Fattore umano
Cosa pensa la maggioranza degli italiani? «Ci somiglia, è uno di noi». E chi non lo pensa, lo teme. B. vuole bene ai figli, parla della mamma, capisce di calcio, sa fare i soldi, ama le case nuove, detesta le regole, racconta le barzellette, dice le parolacce, adora le donne, le feste e la buona compagnia. È un uomo dalla memoria lunga capace di amnesie tattiche. È arrivato lontano alternando autostrade e scorciatoie. È un anticonformista consapevole dell'importanza del conformismo. Loda la Chiesa al mattino, i valori della famiglia al pomeriggio e la sera si porta a casa le ragazze. L'uomo è spettacolare, e riesce a farsi perdonare molto. Tanti italiani non si curano dei conflitti d'interesse (chi non ne ha?), dei guai giudiziari (meglio gli imputati dei magistrati), delle battute inopportune (è così spontaneo!). Promesse mancate, mezze verità, confusione tra ruolo pubblico e faccende private? C'è chi s'arrabbia e chi fa finta di niente. I secondi, apparentemente, sono più dei primi.
2) Fattore divino
B. ha capito che molti italiani applaudono la Chiesa per sentirsi meno colpevoli quando non vanno in chiesa, ignorano regolarmente sette comandamenti su dieci. La coerenza tra dichiarazioni e comportamenti non è una qualità che pretendiamo dai nostri leader. L'indignazione privata davanti all'incoerenza pubblica è il movente del voto in molte democrazie. Non in Italia. B. ha capito con chi ha a che fare: una nazione che, per evitare delusioni, non si fa illusioni. In Vaticano - non nelle parrocchie - si accontentano di una legislazione favorevole, e non si preoccupano dei cattivi esempi. Movimenti di ispirazione religiosa come Comunione e Liberazione preferiscono concentrarsi sui fini - futuri, quindi mutevoli e opinabili - invece che sui metodi utilizzati da amici e alleati. Per B. quest'impostazione escatologica è musica. Significa spostare il discorso dai comportamenti alle intenzioni.
3) Fattore Robinson
Ogni italiano si sente solo contro il mondo. Be', se non proprio contro il mondo, contro i vicini di casa. La sopravvivenza - personale, familiare, sociale, economica - è motivo di orgoglio e prova d'ingegno. Molto è stato scritto sull'individualismo nazionale, le sue risorse, i suoi limiti e le sue conseguenze. B. è partito da qui: prima ha costruito la sua fortuna, accreditandosi come un uomo che s'è fatto da sé; poi ha costruito sulla sfiducia verso ciò che è condiviso, sull'insofferenza verso le regole, sulla soddisfazione intima nel trovare una soluzione privata a un problema pubblico. In Italia non si chiede - insieme e con forza - un nuovo sistema fiscale, più giusto e più equo. Si aggira quello esistente. Ognuno di noi si sente un Robinson Crusoe, naufrago in una penisola affollata.
4) Fattore Truman
Quanti quotidiani si vendono ogni giorno in Italia, se escludiamo quelli sportivi? Cinque milioni. Quanti italiani entrano regolarmente in libreria? Cinque milioni. Quanti sono i visitatori dei siti d'informazione? Cinque milioni. Quanti seguono Sky Tg24 e Tg La7? Cinque milioni. Quanti guardano i programmi televisivi d'approfondimento in seconda serata? Cinque milioni, di ogni opinione politica. Il sospetto è che siano sempre gli stessi. Chiamiamolo Five Million Club. È importante? Certo, ma non decide le elezioni. La televisione - tutta, non solo i notiziari - resta fondamentale per i personaggi che crea, per i messaggi che lancia, per le suggestioni che lascia, per le cose che dice e soprattutto per quelle che tace. E chi possiede la Tv privata e controlla la Tv pubblica, in Italia? Come nel Truman Show, il capolavoro di Peter Weir, qualcuno ci ha aiutato a pensare.
5) Fattore Hoover
La Hoover, fondata nel 1908 a New Berlin, oggi Canton, Ohio (Usa), è la marca d'aspirapolveri per antonomasia, al punto da essere diventata un nome comune: in inglese, «passare l'aspirapolvere» si dice to hoover. I suoi rappresentanti (door-to-door salesmen) erano leggendari: tenaci, esperti, abili psicologi, collocatori implacabili della propria merce. B. possiede una capacità di seduzione commerciale che ha ereditato dalle precedenti professioni - edilizia, pubblicità, televisione - e ha applicato alla politica. La consapevolezza che il messaggio dev'essere semplice, gradevole e rassicurante. La convinzione che la ripetitività paga. La certezza che l'aspetto esteriore, in un Paese ossessionato dall'estetica, resta fondamentale (tra una bella figura e un buon comportamento, in Italia non c'è partita).
6) Fattore Zelig
Immedesimarsi negli interlocutori: una qualità necessaria a ogni politico. La capacità di trasformarsi in loro è più rara. Il desiderio di essere gradito ha insegnato a B. tecniche degne di Zelig, camaleontico protagonista del film di Woody Allen. Padre di famiglia coi figli (e le due mogli, finché è durata). Donnaiolo con le donne. Giovane tra i giovani. Saggio con gli anziani. Nottambulo tra i nottambuli. Lavoratore tra gli operai. Imprenditore tra gli imprenditori. Tifoso tra i tifosi. Milanista tra i milanisti. Milanese con i milanesi. Lombardo tra i lombardi. Italiano tra i meridionali. Napoletano tra i napoletani (con musica). Andasse a una partita di basket, potrebbe uscirne più alto.




7) Fattore harem
L'ossessione femminile, ben nota in azienda e poi nel mondo politico romano, è diventata di pubblico dominio nel 2009, dopo l'apparizione al compleanno della diciottenne Noemi Letizia e le testimonianze sulle feste a Villa Certosa e a Palazzo Grazioli. B. dapprima ha negato, poi ha abbozzato («Sono fedele? Frequentemente»), alla fine ha accettato la reputazione («Non sono un santo»). Le rivelazioni non l'hanno danneggiato: ha perso la moglie, ma non i voti. Molti italiani preferiscono l'autoindulgenza all'autodisciplina; e non negano che lui, in fondo, fa ciò che loro sognano. Non c'è solo l'aspetto erotico: la gioventù è contagiosa, lo sapevano anche nell'antica Grecia (dove veline e velini, però, ne approfittavano per imparare). Un collaboratore sessantenne, fedele della prima ora, descrive l'insofferenza di B. durante le lunghe riunioni: «È chiaro: teme che gli attacchiamo la vecchiaia».


8) Fattore Medici
La Signoria - insieme al Comune - è l'unica creazione politica originale degli italiani. Tutte le altre - dal feudalesimo alla monarchia, dal totalitarismo al federalismo fino alla democrazia parlamentare - sono importate (dalla Francia, dall'Inghilterra, dalla Germania, dalla Spagna o dagli Stati Uniti). In Italia mostrano sempre qualcosa di artificiale: dalla goffaggine del fascismo alla rassegnazione del Parlamento attuale. La Signoria risveglia, invece, automatismi antichi. L'atteggiamento di tanti italiani di oggi verso B. ricorda quello degli italiani di ieri verso il Signore: sappiamo che pensa alla sua gloria, alla sua famiglia e ai suoi interessi; speriamo pensi un po' anche a noi. «Dall'essere costretti a condurre vita tanto difficile», scriveva Giuseppe Prezzolini, «i Signori impararono a essere profondi osservatori degli uomini». Si dice che Cosimo de' Medici, fondatore della dinastia fiorentina, fosse circospetto e riuscisse a leggere il carattere di uno sconosciuto con uno sguardo. Anche B. è considerato un formidabile studioso degli uomini. Ai quali chiede di ammirarlo e non criticarlo; adularlo e non tradirlo; amarlo e non giudicarlo.




9) Fattore T.I.N.A.
T.I.N.A., There Is No Alternative. L'acronimo, coniato da Margaret Thatcher, spiega la condizione di molti elettori. L'alternativa di centrosinistra s'è rivelata poco appetitosa: coalizioni rissose, proposte vaghe, comportamenti ipocriti. L'ascendenza comunista del Partito democratico è indiscutibile, e B. non manca di farla presente. Il doppio, sospetto e simmetrico fallimento di Romano Prodi - eletto nel 1996 e 2006, silurato nel 1998 e 2008 - ha un suo garbo estetico, ma si è rivelato un'eredità pesante. Gli italiani sono realisti. Prima di scegliere ciò che ritengono giusto, prendono quello che sembra utile. Alcune iniziative di B. piacciono (o almeno dispiacciono meno dell'alternativa): abolizione dell'Ici sulla prima casa, contrasto all'immigrazione clandestina, lotta alla criminalità organizzata, riforma del codice della strada. Se queste iniziative si dimostrano un successo, molti media provvedono a ricordarlo. Se si rivelano un fallimento, c'è chi s'incarica di farlo dimenticare. Non solo: il centrodestra unito rassicura, almeno quanto il centrosinistra diviso irrita. Se l'unico modo per tenere insieme un'alleanza politica è possederla, B. ne ha presto calcolato il costo (economico, politico, nervoso). Senza conoscerlo, ha seguito il consiglio del presidente Lyndon B. Johnson il quale, parlando del direttore dell'Fbi J. Edgar Hoover, sbottò: «It's probably better to have him inside the tent pissing out, than outside the tent pissing in», probabilmente è meglio averlo dentro la tenda che piscia fuori, piuttosto di averlo fuori che piscia dentro. Così si spiega l'espulsione e il disprezzo verso Gianfranco Fini, cofondatore del Popolo della libertà. Nel 2010, dopo sedici anni, l'alleato ha osato uscire dalla tenda: e non è ben chiaro quali intenzioni abbia.
10) Fattore Palio
Conoscete il Palio di Siena? Vincerlo, per una contrada, è una gioia immensa. Ma esiste una gioia altrettanto grande: assistere alla sconfitta della contrada rivale. Funzionano così molte cose, in Italia: dalla geografia all'industria, dalla cultura all'amministrazione, dalle professioni allo sport (i tifosi della Lazio felici di perdere con l'Inter pur di evitare lo scudetto alla Roma). La politica non poteva fare eccezione: il tribalismo non è una tattica, è un istinto. Pur di tener fuori la sinistra, giudicata inaffidabile, molti italiani avrebbero votato il demonio. E B. sa essere diabolico. Ma il diavolo, diciamolo, ha un altro stile.
Beppe Severgnini
27 ottobre 2010





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domenica 31 ottobre 2010

Quanto tempo abbiamo perso


Sabato scorso, alla fiera dei giovani ingegneri gestionali di Udine, rimasi colpito dalla vigorosa "sdrondenata" di Morandini sul futuro dei Giovani in Italia. Il messaggio era: "in quest'epoca di caos, assenza di virtuose figure guida o di un fine comune, non c'è una ricetta vincente per emergere dal marasma. E' quindi essenziale lavorare tanto sia su se stessi che su ciò che ci circonda, progettando un futuro migliore".


Poi il carisma di Marchionne, che riscuote consensi parlando di Fiat senza Italia, un'Italia rafferma sulla dicotomia sindacato-padrone quando l'operaio vota Lega e s'interessa in primis di produttività, efficienza, salvaguardia del credito.

Oggi leggo questo interessante articolo di Monti, che vi copio-incollo.

Il tragico entertainment quotidiano offerto dai politici, seguito con passione dai cittadini che pure lo disprezzano, consente agli uni e agli altri di distrarsi. Altrimenti, bisognerebbe occuparsi di questioni più noiose. Ad esempio, del fatto che in altri Paesi si sta lavorando per preparare ai propri figli un’economia e una società dinamiche, non un Paese di cui a volte, pur amandolo, ci si vergogna.

Si prenda a caso. In Germania, è in corso una forte crescita spinta soprattutto dalle economie emergenti, con le quali l’industria tedesca ha realizzato un’integrazione solidissima ed egemone. In Gran Bretagna, il governo ha annunciato un profondo ridimensionamento del settore pubblico e dei trasferimenti per il welfare. Si noti che la governance più stringente del Patto di stabilità, pur alla luce di alcuni elementi più ampi di valutazione introdotti su proposta italiana, potrà richiedere anche all’Italia qualche severo riesame del bilancio pubblico nei prossimi anni. In Polonia, Paese che cresce velocemente sul piano economico e che ha ormai un peso politico nella Ue spesso superiore a quello dell’Italia, il governo ha promosso un dibattito pubblico su come rafforzare la crescita e migliorare la società da qui al 2030, non solo al 2020 come chiede la Ue (www.Poland2030.pl).

L’Italia ha accumulato molto ritardo, nella preparazione del proprio futuro di economia competitiva appartenente all’Eurozona. La strategia di «programmazione delle riforme», suggerita da queste colonne nel 1997 subito dopo l’ingresso nell’euro, non è stata adottata con continuità né dai governi di centrosinistra (1998-2001 e 2006-2008), né da quelli di centrodestra (2001-2006 e dal 2008). Né nei primi, né nei secondi si è registrata la necessaria coesione culturale sull’obiettivo di far diventare l’Italia una moderna economia di mercato, con poteri pubblici forti e imparziali, capaci di fissare le regole del gioco e di imporne il rispetto. Quando, nel 2005-2006, avanzammo l’ipotesi che, per superare le forti resistenze corporative a difesa di privilegi e rendite e contro la concorrenza, potesse valere la pena di ricercare temporanee e trasparenti convergenze tra energie politiche riformiste presenti nei due schieramenti, l’idea venne giudicata severamente da destra e da sinistra perché avrebbe intralciato lo svilupparsi del bipolarismo, nel quale si riponeva grande fiducia.

Negli ultimi due anni, abbiamo richiamato l’esigenza di guardare sistematicamente al futuro, di lavorare su un progetto in modo condiviso, di darsi una scadenza. Abbiamo poi suggerito che la «Strategia Ue 2020» si sarebbe prestata bene a fare da contenitore e da stimolo. In particolare, l’Italia avrebbe dovuto presentare a Bruxelles entro novembre, come gli altri Stati membri, un «Piano nazionale delle riforme »: un’occasione importante — fino ad allora non sottolineata pubblicamente dal governo—per andare oltre un adempimento burocratico, per spingere la società italiana a non chiudere gli occhi di fronte al proprio futuro.

In un’ampia intervista (Repubblica, 4 settembre), il ministro Giulio Tremonti ha ripreso il tema del «Piano nazionale delle riforme », sul quale auspica anch’egli il contributo non solo del governo, ma del Parlamento e di tutte le forze sociali, economiche e ideali del Paese.

Quell’intervista è importante anche perché mette in luce una diversa, e a mio giudizio più matura, predisposizione intellettuale e politica alle riforme necessarie alla competitività, nonché all’Europa come facilitatore e stimolo per quelle riforme. Esponenti dell’attuale maggioranza avevano ingaggiato anni fa battaglie contro fattori che additavano come responsabili primari delle difficoltà dell’economia italiana. Ricordate l’euro, la Cina, la «burocrazia di Bruxelles»? Quelle battaglie avranno certo procurato consensi politici nel Paese ma sono state dei diversivi, hanno ritardato gli interventi di politica economica a livello nazionale necessari per affrontare le vere cause dei divari negativi della competitività e della crescita dell’Italia.






Sulla «burocrazia di Bruxelles », per esempio, è legittimo e utile che si pongano pressioni sulle istituzioni comunitarie contro eccessi di normativa e di controlli. Ciò incoraggerà in particolare la Commissione a moltiplicare gli sforzi già in atto per evitare tali eccessi. Ma quando una campagna di questo tipo viene fatta dal governo italiano, essa genera di solito due interrogativi critici. Perché l’Italia, al tavolo del Consiglio dei ministri della Ue, non si è impegnata di più (come hanno fatto altri) per frenare all’origine la produzione di quegli eccessi? E perché l'Italia non si impegna di più, a casa propria, per semplificare una selva normativa tra le più rigogliose e pesanti d’Europa?

E se si è al governo, sia pure con interruzioni, dal 1994, e si annette, giustamente, tanta importanza al tema dell’eccesso di regolazione, perché nel 2010 ci si trova ancora ad invocare, come fa il ministro Tremonti, una «rivoluzione liberale» (quando in materia di liberalizzazioni si è proceduto con minore slancio del precedente governo, forse in coerenza con la presa di distanza intellettuale dal «mercato»)? E se si dice, 16 anni dopo l’assunzione di poteri di governo, che la «rivoluzione liberale» è da introdurre con una modifica della Costituzione, non si fa una fuga in avanti benché tardiva, non si elude il grigio, pragmatico e utile lavoro concreto di semplificazione? Non converrebbe, a questo riguardo, potenziare le autorità indipendenti?

Devo dire che, come convinto sostenitore di un’«economia sociale di mercato altamente competitiva », quale è voluta dal Trattato di Lisbona, sarei un po’ preoccupato da un mercato privo, da un lato, di serie regole e di efficaci autorità di enforcement; dall’altro esposto a una più o meno esplicita «superiorità della politica »: terreno ideale, temo, per abusi privati, abusi pubblici e loro varie combinazioni.

Concludo. Vi sono ora l’occasione e la scadenza, con il «Piano nazionale di riforme». Si è raggiunta una visione più matura del rapporto con l’Europa, la quale perciò può esserci di aiuto e stimolo. Si è perso molto tempo: prima, perché per anni si sono aggrediti più i falsi obiettivi che le cause profonde dei problemi italiani; poi, perché si è ritenuto, a torto secondo me, che durante la crisi—gestita con accorta e meritoria prudenza — convenisse non muovere sulle riforme.
I tempi sono ora brevi. Ci aspettiamo di vedere all’opera, sul «Piano nazionale delle riforme », il ministro dell’Economia, il ministro delle Politiche comunitarie, il tanto atteso ministro dello Sviluppo e il governo nel suo insieme. Naturalmente con l’indirizzo e la guida del presidente del Consiglio, giorno e notte.

Mario Monti
31 ottobre 2010




Facendo il verso a Piero Angela, chiudo con una vignetta di Bruno Bozzetto sull'Italia e l'Europa.


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domenica 3 ottobre 2010

Munch e lo spirito dell'Arte in Natura

Oggi abbiamo visitato l'interessante mostra dedicata a Munch e la pittura scandinava. A parte l'introduzione iniziale che rende giustizia e contesto all'ambiente in cui Munch nacque e accrebbe la propria Arte, la breve (sic!) sezione a lui dedicata non può che impressionare, o meglio espressionare e far riflettere.

Vi propongo ciò che del suo dipinto e scritto mi ha più colpito, e tuttora convoglia i pensieri serali sperando di stimolare anche i vostri nervi e la vostra Arte.
I quadri che qui trovate racchiudono la chiave di lettura dei testi a seguire e viceversa: sarei felice che senza ulteriori tracce mi trasmetteste le vostre sensazioni, le vostre interpretazioni e i tratti distintivi che più vi affascinino od orrorifichino di questo artista, che certamente non rientrerà nella categoria degli Indifferenti. 

Attrazione:


Arte e Natura.
Arte è il contrario di natura. Un'opera d'arte sgorga direttamente dal più intimo essere dell'uomo.
Arte è un'immagine convertita in forma, che si affaccia all'esistenza in virtù dei nervi umani. Cuore, Cervello, Occhio. Arte è bisogno umano di cristallizzazione.

Natura è lo sconfinato, eterno regno che nutre l'Arte. Natura è non solamente quel che agli occhi è visibile. Natura è la più profonda delle immagini della Mente.
Le immagini sul risvolto interno degli occhi.

Separazione:


Interpretare intense emozioni nel momento stesso in cui si lavora in presa diretta sulla natura, e la natura osservata in termini di intense emozioni. Questa è una spiegazione che logora atrocemente i nervi. Prendere atto, nell'arco di poche ore, della natura assolutamente indifferente di cui si è parte. E di conseguenza, nel corso di quelle poche ore, permetterle di trasmutarsi attraverso la trasparenza degli occhi, camere del cervello, del cuore e dei nervi che la stessa passione surriscalda.
L'incandescente firnace della mente divora con ferocia il sistema nervoso .

Donne II o Le 3 Età della Donna:




Madonna:

Io credo unicamente in un'Arte che sia dettata dal bisogno umano di aprire il proprio cuore.
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martedì 3 agosto 2010

Jacko: Funambolo ineguagliato

Un anno fa ero per lavoro a Memphis, città del Rock, città di Elvis. Nonostante la storica rivalità, nessuno risparmiava un commiato, un saluto a chi ha regnato sul Pop per decenni: se non in prima persona, almeno segnandone le tendenze.



Condivido con voi due clip.
Nel primo il Re esibisce l'universalità dei suoi talenti: Canto, Ballo, "Sound", Spettacolo.



Nel secondo, dimostra come un motivetto semplice raccolga il carisma di un singolo per trasformarlo in coesione di un gruppo.
Cattivi Ragazzi di adesso, ricordano l'infanzia scorsa ammirando un mito e lo omaggiano sprigionando bellezza e passione.





Che cosa amo in questo artista? L'infinita ricerca della perfezione, in tutte le sue forme (d'arte), nelle esagerate magnificenze e negli insospettabili dettagli. E questo non può che portare a genio e creatività.
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martedì 29 giugno 2010

Onironauta



Vi trascino in un esperimento.
Quello che andrete a leggere è stato il risultato di una ondata impulsiva di scrittura, correttamente affinata per renderla leggibile.

Qui ho volutamente importato il "racconto" in prima persona al presente. Questo è l'esperimento. La narrazione di un avvenimento in modo "atipico" rispetto a quanto ho fatto sempre.

Se siete interessati a lasciare un commento vorrei leggere le vostre opinioni proprio legate al modo in cui ho narrato.
E' scontato che se avete voglia di lasciare anche un commento per quanto riguarda il tema, siete i benvenuti.

Su questo tema sto cercando di mettere in ordine molte idee che ho legati ai sogni in un solo racconto. Vedremo che cosa accadrà.

Buona parte dell'idea è nata dalla canzone "Into the void" dei Nine Inch Nails.

Vi lascio al pezzo, buona lettura.

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lunedì 28 giugno 2010

Omaggio a Saramago



Che molti dei miti antropogenici non abbiano potuto fare a meno della creta nella creazione materiale dell'uomo, è un fatto già menzionato qui e alla portata di chiunque sia  mediamente interessato ad almanacchi io-so-tutto ed enciclopedie quasi-tutto. Non sarà questo, di norma, il caso dei credenti delle diverse religioni, visto che proprio dalle vie organiche della chiesa di cui fanno parte ricevono e incorporano quella e tante altre informazioni di uguale o analoga importanza. C'è tuttavia un caso, un caso almeno, in cui ci fu bisogno che la creta andasse al forno per considerate l'opera compiuta. E  comunque dopo vari tentativi. Questo singolare creatore a cui ci stiamo riferendo e di cui abbiamo dimenticato il nome ignorerebbe probabilmente, o non avrebbe sufficiente fiducia nell'efficacia taumaturgica del soffio nelle narici a cui un altro creatore è ricorso prima o sarebbe ricorso poi, come del rsto ha fatto, ai giorni nostri, anche Cipriano Algor, sia pure senz'altra intenzione se non quella, modestissima, di ripulire dalle ceneri la faccia dell'infermiera.

Tornando, però, al famoso creatore che ebbe bisogno di mettere l'uomo nel forno, l'episodio avvenne nel modo che ora spiegheremo, da cui si vedrà che i tentativi frustrati di cui dicevamo prima furono piuttosto il risultato dell'insufficiente conoscenza che il suddetto creatore aveva delle temperature di cottura. Cominciò col fare con la creta una figura umana, di uomo o di donna è un particolare trascurabile, la mise nel forno e attizzò il necessario fuoco. Trascorso il tempo che gli parve giusto, la tirò fuori, e, mio Dio, ebbe un colpo al cuore.
La figura era uscita nera come il carbone, nient'affatto somigliante all'idea che di lui si era fatta di come sarebbe dovuto essere il suo uomo. In ogni caso, forse perché era ancora ad inizio attività, non se la sentì di distruggere il prodotto fallato della sua mancanza di abilità. Gli diede vita, si suppone con un buffetto sulla testa, e lo mandò via. Tornò a modellare un'altra figura, la infilò nel forno, ma stavolta ebbe cura di cautelarsi con il fuoco. Ci riuscì, è vero, ma troppo, poiché la figura gli si presentò bianca come la più bianca di tutte le cose bianche. Non era ancora quello che voleva lui. Malgrado il nuovo fallimento, tuttavia, non perse la pazienza, avrà addirittura pensato, indulgente, Poverino, non è stata colpa sua insomma, diede vita anche a questo e lo fece andare. Nel mondo c'erano già dunque un nero e un bianco, ma il maldestro creatore non aveva ancora ottenuto la creatura che sognava.
Si accinse all'opera ancora una volta, un'altra figura umana andò a prendere posto nel forno, il problema, pur non esistendo ancora il pirometro, doveva essere più facile da risolvere d'ora in poi, in altre parole, il segreto era di non riscaldare il forno né di più né di meno, né tanto né poco, e , visto che non cè due senza tre, questa doveva essere la volta buona. Invece no.

Vero è che la nuova figura non venne fuori nera, vero è che non venne fuori bianca, ma, cielo , venne fuori gialla. Chiunque altro avrebbe forse desistito, procurato alla svelta un diluvio per fare fuori il nero e il bianco, avrebbe spezzato il collo al giallo, il che si potrebbe addirittura considerare come la conclusione logica del pensiero che gli passò per la mente in forma di domanda, Se io stesso non sono capace di creare un uomo atto, come potrei un domani chiedergli conto dei suoi errori.

Per un pò di giorni il nostro improvvisato vasaio non ebbe il coraggio di entrare nella fornace, ma dopo, come si suol dire, il tarlo della creazione si rimise al lavoro e in capo a qualche ora la quarta figura era modellata e pronta per il forno. Supponendo che al di sopra di questo creatore ci fosse ancora un altro creatore, è molto probabile che dal minore al maggiore si fosse levato qualcosa tipo un'implorazione, una preghiera, una supplica, qualcosa sul genere, Non farmi restare male. Insomma, con mani ansiose introdusse la figura di creta nel forno, poi scelse con meticolosità e pesò la quantità di legna che gli parve necessaria, eliminò quella verde e quella troppo secca, tolse qualche ciocco che ardeva male e senza brio, ne aggiunse qualche altro che dava una fiamma viva, calcolò con l'approssimazione possibile il tempo e l'intensità del calore, e, ripetendo l'implorazione, Non farmi restare male, avvicinò un fiammifero al combustibile. Noi, gli esseri umani di oggi, che siamo passati per tante situazioni di ansia, un esame difficile, un'innamorata che non è venuta all'appuntamento, un figlio che si faceva aspettare, un impiego che ci è stato negato, possiamo immaginare cosa debba aver sofferto questo creatore mentre attendeva il risultato del suo quarto tentativo, i sudori che probabilmente solo la vicinanza del forno impedì che fossero gelati, le unghie smangiucchiate fino all'osso, ogni minuto che passava si portava via on sè dieci anni di esistenza, per la prima volta nella storia delle diverse creazioni dell'universo fu lo stesso creatore a conoscere i tormenti che ci aspettano nella vita eterna, perché è eterna, non perché è vita. Ma ne valse la pena.
Quando il nostro creatore aprì la porta del forno e vide cosa c'era dentro, cadde in ginocchio estasiato. L'uomo non era nero, né bianco, né giallo, era, invece, rosso, rosso come sono rossi l'aurora e il ponente, rosso come l'ignea lava dei vulcani, rosso come il fuoco che lo aveva reso rosso, rosso come lo stesso sangue che già gli scorreva nelle vene, perché a questa figura umana, che era proprio quella desiderata, non ci fu bisogno di darle un buffetto sulla testa, bastava averle detto, Vieni, e quella uscì dal forno con i suoi propri piedi. Chi ignori ciò che avvenne nelle età posteriori dirà che, nonostante una tale abbondanza di errori e angosce, o, per la virtù istruttiva ed educativa della sperimentazione, grazie a essi, la storia finì per avere un lieto fine. Come in tutte le cose di questo mondo, e certamente di tutti gli altri, il giudizio dipenderà dal punto di vista dell'osservatore. Coloro che il creatore rifiutò, coloro che, sia pure con la benevolenza di ringraziarli, allontanò da sé, e cioé, quelli di pelle nera, bianca, prosperarono in numero, si moltiplicarono, ricoprono, per così dire, tutto l'orbe terracqueo, mentre quelli dalla pelle rossa, coloro per i quali si era sforzato tanto e per i quali aveva sofferto un mare di pene e angosce, sono, al giorno d'oggi, le prove impotenti di come un trionfo abbia potuto infine trasformarsi, con il passare del tempo, nel preludio ingannevole di una sconfitta. Il quarto e ultimo tentativo del creatore di uomini che mise le sue creature nel forno, quello che apparentemente gli portò la vittoria definitiva, venne a essere, in fin dei conti, il definitivo sbaraglio.



Cipriano Algor aveva letto questa storia quand'era ancora un ragazzo, e pure avendo dimenticato tante cose nella vita, questa non se l'é scordata, chissà mai perché. Era una leggenda india, dei cosiddetti pellirossa, per essere più esatti, con la quale i remoti creatori del mito docevano aver inteso provare la superiorità della loro razza su qualsiasi altra, ivi comprese quelle della cui effettiva esistenza non avevano allora notizia.
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martedì 8 giugno 2010

Condivisione...., le mie storie di spalle


Ciao a tutti,

non so se mi "intrometto" nel posto giusto, ma da troppo tempo ho promesso a Jack di liberare il mio pensiero......
Beh, condividendo appieno la riflessione di creativobresciano sulla crescita quale figlia della condivisione e del confronto, provo a condividere qui quella che é stata una parentesi non proprio fortunatissima della mia vita, un modesto incidente con la moto.
Chi di dovere mi guidi in una sezione più opportuna se lo ritiene necessario. La mia moleskina in questo caso é stata un vecchio quaderno, forse delle scuole medie, uno di quelli ai quali strappi le poche pagine scritte per recuperare un po' di carta con l'illusione e la speranza di salvare un centesimo di un albero. Lì all'epoca ho raccolto un po' di pensieri tra il serio e il meno serio (più quest'ultimo forse) che ho riorganizzato tornato a casa dall'ospedale. Li condivido volentieri anche con voi, come ho già fatto negli anni con diversi amici. L'organizzazione é a puntate, questa é la prima.


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Storie di spalle.

Carissimi amici, sapete tutti (o quasi) delle mie disavventure da
centauro. Per quelli che non sono aggiornati, riassumo brevemente la
situazione.
Domenica 24 luglio in località ponte qualcosa (dovrei controllare sul
referto del pronto soccorso, ma riprendere in mano quelle carte mi fa
un certo che), sulla strada che porta a cima grappa sono scivolato in
curva con la mia moto. Velocità ridicola, scivolata cretina (mi sono
rialzato istantaneamente pensando: ILLESO!!!...... in realtà....
ILLUSO!!!), fattori che comunque hanno concorso infaustamente alla
rottura (multiframmentata per essere precisi) della mia clavicola sx,
constatata da me stesso grazie ad un esame uditivo (rumoracci in fase
di rotazione e movimento del braccio) e per autopalpazione della
spalla (non mi è sembrato ortopedicamente corretto che la mia
clavicola, al tatto, risultasse a scalini).
Morale, successivi eventi e protagonisti in ordine temporale: primi
"soccorsi" da parte degli occupanti dell'auto che mi seguiva (hanno
rimesso in piedi la moto dandomi un'affettuosa quanto dolorosa pacca
sulla spalla), amici centauri che non mi vedevano più arrivare,
automedica, dottore munito di antidolorifico disposto fortunatamente a
condividerlo con me, ambulanza, infermiera (Susi, simpatica, carina e
gentile), doppia infermiera (Giuliana, gentile), infermieri (vari ed
eventuali, caratterialmente ed esteticamente poco significativi),
trasferimento in ambulanza con tanto di sirena (per evitare la coda),
ospedale di Castelfranco, pronto soccorso, sorella a dirmi parole di
conforto e altre tipo "mona", moroso di sorella in veste di supporto
morale e logistico, infermieri, infermiere, dottori, dottoresse (vi
racconterò più in dettaglio di qualcuno di questi personaggi),
ricovero, in seconda battuta genitori (partiti il giorno prima per le
vacanze) a dirmi parole non proprio di conforto, degenza, eventi vari,
persone varie, telefonate, SMS, visite di amici e parenti, visite di
dottori e dottoresse, operazione alla spalla, doppie telefonate, doppi
SMS, doppie visite di amici, parenti, dottori e dottoresse,
convalescenza, dimissione, eccetera, eccetera.
Ecco, in "poche" parole la faccenda com'è andata. Adesso sto benino, a
settembre pare che tornerò come nuovo (spero.....). In tutti questi
giorni, tra dolori e braccio sx bloccato, mi è avanzato un po' di
tempo che in parte ho utilizzato per raccontare un po' di fatti che mi
sono capitati e per mettere giù due o tre cose sulle quali ho
riflettuto. E' stato un periodo non proprio facile, ho provato
emozioni e sensazioni (spesso fisicamente dolorose), ma a differenza
del solito, ho avuto il tempo di "godermele". Troppo spesso infatti
nella vita normale le emozioni sono piccole parentesi in mezzo ad
ansie, frenesia, tempo che scorre troppo in fretta, tempo che non ti
permette di apprezzarle e meditarle. Da questo nascono appunto le
"Storie di spalle" (scritte di fronte, non senza difficoltà vista la
mia temporanea inefficienza ad un arto, ma comunque di fronte) alle
quali potrete tranquillamente girare le spalle, oppure potrete
rompervi le palle nel leggerle, potrete pure fregarvene facendo
spallucce, ma al solito sfiga vuole che vi renderò, volenti o nolenti,
partecipi di questi miei racconti spedendoveli. Cercherò di
organizzarli a puntate, in modo da non risultare troppo pesante per i
coraggiosi che intraprenderanno la lettura. Gli argomenti saranno
abbastanza vari, il tono più o meno serioso a seconda di come
semplicemente mi sono venuti e mi verranno.
Ringrazio sin d'ora chi vorrà cimentarsi nella lettura, spero in
questo modo di rendervi partecipi di questa mia piccola disavventura,
spero di divertirvi un po' oppure di farvi pensare....anzi, mi direte
voi l'effetto sortito. Io un senso per queste storie di spalle ce l'ho
in mente, ma non ve lo svelo subito....., vedrete. A tal proposito, vi
chiedo sin d'ora di leggere UNA PARTICOLARE puntata che vi spedirò, mi
raccomando!!!! Delle altre.... me ne importa poco, ma almeno quella
leggetela, fatemi questo favore.
Saluti e buon quel che state facendo e state per fare,

Matteo
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martedì 25 maggio 2010

i cani vanno avanti..e noi non siamo da meno..

Non a caso questa foto..non a caso un semplice bastardino..non a caso sto leggendo " i cani vanno avanti" di Valentina Brunettin, udinese, 29 anni (cacchio anagraficamente parlando ne ho solo 2 di meno e mi sento così letteralmente distante anni luce da lei) premio Campiello a soli 17, e attualmente presente nella rosa dei 5 dell'edizione Campiello senior che si terrà verso l'autunnale settembre..


si, mi sento proprio un pò bastardino : non appartieni a nessuno, mangi alle volte tra gli avanzi di qualche ristorante per bene, non sei per niente carino, per dire da sfilata dei cani dell'anno, di certo i bambini tra le sbarre del cancello non sono emozionati come se vedessero un bianco Maremmano, ma sono ugulamente dolci con te nella loro ingeniutà, hai spesso gli occhi dolci di chi si accontenterebbe di una carezza ed elemosini simpatia anche dai randagi più pericolosi.
si, perchè lì fuori è proprio una giungla, perchè potresti finire nella strada chiusa sbagliata e sentirti controllata a distanza da chi ha già deciso di farti pelo e contro pelo mentre serenamente ti facevi solo due passi più in là..si, perchè la tua mamma è lontana e dopo averti svezzato già non ti riconosce più perchè sei donna...sì, un bastardino, con la fortuna di poter dire che I CANI VANNO AVANTI, con la sola consolazione, si, di essere un cane.
Almeno quelli vanno avanti..vita dura quella del bastardino ma non tanto facile quella di una donna, giovane e talentuosa nel campo della letteratura, una donna che conta le calorie ad ogni micro pasto, che affoga il peccato della fame nelle innumerevoli ore alla cyclette o in lunghe serie di addominali, che ha sposato un uomo solo perchè lui, ben più geloso del talento di lei che della donna che la sua immagine un pò sbiadita riveste, non avrebbe accettato alcuna concorrenza letteraria fuori dal suo controllo. Lei, che non sa ritrovare la voglia di scrivere, che non può ritrovare lo stimolo perchè obbligata a stendere noiosi e subdoli romanzi con un marito - manager di sè stesso e della loro vita di coniugi - scrittori.lei che vorrebbe scrivere di
(chissà se anche SVEVA CASATI MODIGLIANI, nome d'arte sotto cui si nasconde oramai solo la vedova di una coppia Vianello - Mondaini della letteratura contemporanea italiana, ha mai dovuto lottare contro queste tendenze divergenti interne,...deve essere molto difficile ma anche alquanto stimolante..)
insomma, i cani vanno avanti, le donne di carriera letteraria faticano un pò di più, costrette al confronto diretto con giovani editor che amano e non amano tutto di loro, amiche prese dalla sbornia, mariti che le tradiscono continuamente con avvenenti giornaliste di reportage ma che non riescono a lasciare andare quel talento su due gambe flessuose e sportive per la paura di essere messi professionalmente nell'ombra..
si, un bastardino: alla fine sceglierei di essere proprio quella tenera creatura che ha un mondo davanti e lo fissa con occhi luccicosi pieni di gioia di vivere..
Finirà bene per Laika? finirà bene per la giovane scrittrice? e per il marito come finirà? non lo so...so solo che sono un bastardino e i cani...vanno avanti..
D.
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martedì 18 maggio 2010

Terminare



Terminare. E' sempre più difficile di tutto il resto. Bisogna anche fare i conti con quello che si ha scritto in precedenza per evitare di fare una figuraccia.
La mia più grande speranza è l'essere riuscito a trasmettere e a lasciare qualcosa in ogni persona che si sia cimentata in questa lettura. E' la cosa più bella che posso avere in ritorno dai lettori.

Come sempre, la critica costruttiva è obbligatoria nei vostri commenti.

Vi lascio al finale, buona lettura.

Non trovavo un immagine degna. Abbiate pazienza!
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domenica 16 maggio 2010

LUDOTECA

Caro amico,

questo è un blog di pensiero, di confronto e di discussione...ma come diceva giustamente il saggio:


SOLO GLI STOLTI NON RIDONO MAI...


Ecco perché voglio aprire questa nuova sezione del blog:





Per farti passare insieme a noi alcuni momenti di spensieratezza e divertimento, per liberare (anche se per poco) la mente dal stress quotidiano, e magari predisporti con un sorriso al nuovo spunto che sicuramente arricchirà il nostro (tuo!) blog.

Per cui: BUON DIVERTIMENTO!!!

P.s. Per entrare in questo nuovo mondo fai click qui oppure sul pulsante LUDOTECA nella barra di navigazione principale

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sabato 1 maggio 2010

Monologo su Lussuria

Ieri ho visto il film "Lussuria, seduzione e tradimento" di Ang Lee, regista che mi appaga sempre ma che metto un gradino sotto al Grande Zhang Yimou.



Stavolta, per pigrizia od esperimento, lascio a voi cercare recensione e anteprime del film... io mi sono fatto una precisa opinione, ma vi rimando ad una critica e ad una lode. 
Ultimamente mi piace studiare come di uno stesso fatto esistano sempre due opinioni, due interpretazioni, forse due cause e due conseguenze opposte. Senza divagare, vorrei invece concentrarmi sul monologo della protagonista, studendessa-sicario della resistenza durante l'occupazione giapponese di Shanghai. Quando le viene imposto di eliminare il nemico ma che è ormai più che un amante, lei si lascia andare:

" Di quale trappola stai parlando? Del mio corpo? Non hai capito niente!
Quell'uomo conosce il gioco delle parti molto meglio di voi!
Lui non si limita a penetrare nel mio corpo... Si insinua fino al mio cuore come un serpente velenoso in cerca della preda, insaziabile... Io lo accolgo come una schiava che accetta il suo destino e faccio ogni sforzo per recitare il ruolo che mi spetta, per raggiungere anch'io il suo cuore.
Ogni volta mi trafigge fino a farmi sanguinare, urlare... è questo che lo appaga... è la sola equazione che riesce a farlo sentire vivo... e nell'oscurità diventa ad un tempo carnefice e vittima...
E allora mi sforzo di stuzzicare i suoi più bassi istinti nella speranza che perda il controllo e invece sono io che lo perdo mentre lui mi comanda a bacchetta, e quando alla fine esplode dentro di me e io mi aspetto che voi facciate irruzione nella stanza e lo uccidiate con un colpo di pistola alla fronte e il suo sangue e il suo cervello mi schizzano addosso... "

Il monologo è centrale: la protagonista per l'unica volta in tutto il film esprime il proprio dramma. E' questa la Lussuria? Credere di avere il dominio psicologico verso qualcuno, plagiarlo attraverso l'esercizio dei sensi ma ritrovarsi poi vittima della propria preda la quale ci tortura con le nostre stesse armi?

Cari Desmond e Penelope, mi fate degli esempi di scene o battute chiave che secondo voi marchiano un film o un libro, segnandone la svolta?
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mercoledì 21 aprile 2010

Non c'è due senza tre




Titolo banale, colpa della poca fantasia rimasta a quest'ora. Oltre ad aver nuovamente revisionato i capitoli precedenti, finalmente si scopre il contenuto del borsone che tanto era caro al povero Roberto. Il suo passato riemerge e vive con lui nel retro del Grungy Red. C'è un prezzo da pagare ... surreale.

Terza parte pubblicata. Grazie dell'attenzione, scusate il ritardo e buona lettura.
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domenica 18 aprile 2010

Gli spaventevoli segreti di Twin Peaks

Parto dal commento del mio critico preferito: "...è una bella detective story che inquieta e perturba, di una violenza mostrata soltanto nei suoi effetti ed esposta come il frutto di una “malattia” che Lynch lascia sospesa, quasi astratta, ma significativa. È una lezione di stile anche nel disegno dei personaggi..."


Credo che conosciate già la storia: Twin Peaks è un villaggio di boscaioli al confine tra Canada e Usa, caratterizzato dalla assoluta noia e monotonia. La quiete, apparente, è scossa irreversibilmente dal ritrovamento del cadavere ferocemente infierito di Laura Palmer, ragazza modello, invidiata e amata.
Ma Laura nascondeva non meno e meno terribili segreti dei suoi ex-concittadini, e su questi segreti indagano Dale Cooper (bravissimo Kyle MacLachlan) e lo sceriffo Truman. Di puntata in puntata emergeranno fantasmi del passato e spiriti maligni del presente, vizi e delitti, personaggi singolari e mascalzoni.


Secondo me la serie ebbe meritato successo, frutto di un robusto plot, personaggi unici e grandi idee: David Lynch ha lasciato un'impronta indelebile nei serial inventando il telefilm d'autore e mescolando abilmente dramma, telenovelas e thriller.

Personalmente, trovo che le puntate viaggino tutte su alti livelli, apprezzo le pennellate originali, ma al contempo mi conformo alla corrente di pensiero che vede un calo qualitativo (e non meno dell'audience) dopo la scoperta dell'assassino. Per pressioni dei produttori ma nonostante le sue resistenze, Lynch dovette svelare il colpevole anzitempo, e dare una svolta alla seconda serie portando a Twin Peaks un vecchio nemico di Cooper con cui ingaggerà la lotta finale.

Perché mi sono messo a guardare un serial a 20 anni dalla trasmissione?? Beh, la sola foto del post mostra tre elementi chiave per me in un un thriller:
  • un cattivo spaventevole e che appaia invincibile (Bob); 
  • un eroe intelligente e carismatico ma coi suoi difetti (Cooper). Amo immedesimarmi in questi caratteri, e come Cooper, adoro il caffè nero americano!;
  • un regista creativo e visionario (Lynch, che recita anche come bizzarro capo di Cooper).
Altri temi toccati sono: l'adolescenza, l'amore, il potere, la pazzia, il Bene e il Male, l'estremo raziocinio (rappresentato dagli scacchi) contro il dogmatico (la Loggia Nera, casa del male o del nostro lato nascosto), il simbolismo (i gufi non sono quello che sembrano)...

Motivi "da cultore": sto esplorando il mondo di Lynch, coi suoi personaggi e ambientazioni inquietanti, tanto che non si capisce cosa dell'uno influisca nell'altro.

Motivi "di sfida": il serial fu trasmesso quando avevo circa 8 anni, e i miei me lo vietarono. Potevo seguirlo solo guardando di nascosto le videocassette registrate dai miei zii. Beh, non mi sono mai tolto dalla mente l'espressione terrificante di Bob che entra nel salotto di Maddie. Per anni, temevo che Bob sarebbe spuntato da sotto il mio letto, pertanto tutta la serie ha rappresentato per me una summa del terrore.

Ora ho superato questo scoglio, di certo non metterò mai tende rosse in casa!
Per avere un assaggio dei mondi paralleli di Twin Peaks, cliccate qui:

Loggia Nera, omaggio a Lynch

Wiki, la loggia nera

E tu Desmond, hai qualche serie preferita? O vuoi parlarmi di qualche spaventevole film?
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sabato 10 aprile 2010

Non dobbiamo rinunciare


Negli ultimi anni ho incontrato molte nuove persone, ma solo di recente credo di avere veramente conosciuto alcune di queste. E solo negli ultimi mesi ho realizzato pienamente quanto queste possano stimolare il mio pensiero e i miei sentimenti facendomi partecipe delle loro esperienze, dei loro ragionamenti, delle loro passioni, delle loro vite. Tutto questo può aiutarmi ad essere una persona migliore? Ne sono convinto.

Dobbiamo tendere al miglioramento, quell'evoluzione personale che è elemento naturale ed essenziale della vita, perchè tutto ciò che è vivo si evolve per natura. Il nostro miglioramento personale non è altro che una delle miliardesime componenti che proiettate a livello macroscopico formano l'intera evoluzione umana moderna. Che non è più solo evoluzione fisica, ma intelletuale e sociale.
Se il nostro miglioramento è frutto anche e sopratutto dell'interazione con le eperienze ed i pensieri di chi ci sta intorno, allora ecco che il miglioramento degli altri non potrà che migliorare anche noi stessi.
Quindi, prima di tutto fate bene attenzione a chi vi sta accanto, perchè dovete cercare di capire tutto ciò che di buono possa darvi. Imparate sia dai suoi errori che dai suoi successi. Non sottovalutate i suoi pensieri.
Poi dovete dare occasione anche agli altri di migliorarsi, non osteggiateli, non ostacolateli, siate propositivi, deprecate gli atteggiamenti di mediocrità, incentivate chi vuole proporre nuove idee e soluzioni. Se anche sbaglierà comunque impareremo tutti una nuova lezione.

Più saranno migliori gli altri, più saremo migliori noi. Non dobbiamo rinunciare.
Ecco cosa ho imparato da chi ho conosciuto recentemente, da chi ha condiviso con me la sua vita.

Ho capito che se non condividiamo la nostra vita, e non rispettiamo e diamo un'opportunità a chi la vuole condividere con noi, non evolviamo e, quindi, non viviamo.

Se ci relazioneremo solo con noi stessi, o solo con chi si accontenta di essere Homo Erectus e non gli interessa diventare Sapiens, non evolveremo.

Ora che ho compreso questo, sto condividendolo perchè spero capirete anche voi.
Così miglioreremo insieme...
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domenica 4 aprile 2010

Il creseziano raddoppia



Si scopre il Grungy red, un locale capace di ridare un frammento di passato a chi non vuole più un futuro. Un bloody mary nella triste attesa per varcare la soglia di un mondo privato, a disposizione di pochi disperati.

Seconda parte pubblicata. Grazie dell'attenzione, scusate il ritardo e buona lettura.

P.S.
E' stato rivisto anche il primo capitolo, nei dettagli e nella forma.
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sabato 3 aprile 2010

Licurgo a Sparta, 2500 anni e non sentirli




Licurgo, avendo deciso di dare leggi a Sparta, viaggiò a lungo per studiare le diverse istituzioni.
Gli piacquero le leggi di Creta, che erano rette e severe, ma gli dispiacquero quelle della Ionia, in cui non mancavano superfluità e vanità.
In Egitto apprese come fosse vantaggioso tener distinti i soldati dal resto del popolo, e poi, di ritornio dai suoi viaggi, mise questo in pratica a Sparta.
Eseguì un'equa ripartizione della terra tra tutti i cittadini per bandire dalla città ogni insolvenza, cupidigia, spreco, ed anche la ricchezza e la povertà. Proibì le monete d'oro e d'argento, permettendo solo il conio del ferro, di così piccolo valore che per raggiungere le dieci mine sarebbe stato necessario occupare l'intera cantina di una casa. Ordinò poi che tutti i cittadini mangiassero insieme e avessero tutti uno stesso cibo.
Licurgo, come tutti i riformatori, pensava che l'educazione dei bambini fosse la principale e più importante materia che un riformatore di leggi dovesse affrontare. Come tutti coloro che aspirano al potere militare, era ansioso di tenere alta la medie delle nascite.

Non si pensava male di un uomo se questi, vecchio e con moglie giovane, permetteva ad un uomo più giovane di avere bambini con lei. Non doveva esservi alcuna sciocca gelosia, perché a Licurgo non piaceva che i bambini appartenessero privatamente ad alcuno, dovevano essere in comune, per il comune benessere... è il principio che i coloni applicano per il loro bestiame.


I bambini erano sottoposti ad un severo tenore di vita perché si rafforzassero, il che sotto certi aspetti era un bene. All'età di sette anni, erano tolti di casa e messi in un convitto, dove erano divisi in compagnie, ciascuna delle quali era sotto gli ordini di uno di loro, scelto per intelligenza e ardire. Erano sempre sporchi e sciatti, dormivano su letti di paglia, si insegnava loro a rubare e venivano puniti se colti in fallo: non perché rubavano, ma per la loro stupidità.
L'amore omosessuale, sia maschile che femminile, era un'abitudine ammessa e aveva una parte riconosciuta nell'educazione degli adolescenti.

Licurgo abituò i suoi concittadini in modo tale che essi non volevano né potevano vivere soli, ma erano come legati l'uno all'altro, essi erano sempre in compagnia come le api intorno alla loro ape regina.

Le stesse origini puramente filosofiche del pensiero di Platone erano tali da predisporlo in favore di Sparta.
Questi influssi, per esprimersi in modo generico, erano di Pitagora, Parmenide, Eraclito e Socrate.
Da Pitagora, Platone trasse gli elementi orfici della sua filosofia: la tendenza religiosa, la fede nell'immortalità e nell'altro mondo, il tono sacerdotale e tutto ciò che è implicito nella similitudine della caverna; il peso dato alla matematica, la intima mescolanza tra raziocinio e misticismo.

Da Parmenide trasse l'opinione che la realtà sia eterna e fuori sal tempo, e che sul terreno logico ogni mutamento debba essere illusorio.
Da Eraclito trasse la dottrina negativa che non ci sia nulla di permanente nel mondo sensibile. Questo, insieme alla dottrina parmenidea, portò alla conclusione che la conoscenza non sia derivata dai sensi ma debba essere raggiunta solo con l'intelletto.
Da Socrate trasse la preoccupazione per i problemi etici e la tendenza a ricercare spiegazioni teleologiche piuttosto che meccanicistiche del mondo. Il Bene dominava il suo pensiero.

La Bontà e Realtà, essendo al di fuori del tempo, fanno sì che lo Stato migliore sarà quello che copierà più da vicino il modello celeste, avendo un minimo di mutamenti e un massimo di perfetta stabilità. [Teoria delle Idee]
Platone, come tutti i mistici, ha nelle sue opinioni un fondo di certezza essenzialmente incomunicabile se non attraverso un sistema di vita. [Sacerdotalità]
E' necessaria una vasta educazione per fare un buono statista: senza matematica non era possibile la saggezza. [Oligarchia].
Infine, la tranquillità era essenziale per la saggezza, e di conseguenza questa non si potesse trovare tra chi doveva lavorare per vivere, ma solo tra chi aveva mezzi indipendenti. [Aristocrazia].
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domenica 28 marzo 2010

Moleskyne e appunti di viaggio

Cari Desmond e Penelope, 
Apro con della sana pubblicità occulta:

Moleskine nasce come marca nel 1997, riproducendo il leggendario taccuino degli artisti e intellettuali degli ultimi due secoli, da Vincent Van Gogh a Pablo Picasso, da Ernest Hemingway a Bruce Chatwin: compagno di viaggio tascabile e fidato, l'anonimo taccuino nero aveva custodito schizzi, appunti, storie e suggestioni prima che diventassero immagini famose o pagine di libri amati.

Questa nuova sezione, meditata ed attesa, "mangerà" qualcuna delle altre, ma vogliamo che diventi grazie a voi la più condivisa e al contempo la più intima.



Problema: quante volte un'immagine, un verso, un passo, un video, ci colgono di sorpresa e coccolano la nostra mente facendo decollare la fantasia, aprendo nuovi mondi o chiudendo degli interrogativi... quante volte avete sottolineato una pagina, o avete riportato una frase nell'agenda, ma poi: chiuso il libro s'è chiusa la pagina a tempo indeterminato, o la frase nell'agenda è stata sommersa dalle note sugli impegni.

Idea: vorremmo condividere con voi gli spunti fulminei, i pensieri meditati o presi a prestito che vorreste ripescare e rileggere in futuro, sfruttando questo spazio e tutte le opportunità del blog ma evitando la dispersività e superficialità dei normali social networks...

Insomma: la Moleskyna vuole essere l'agenda sempre aperta in cui riportate tutti i germogli di pensiero che vi stuzzicano e che riaffioriranno con un click, un bozzario, un album scomposto, una schizzetteria, un'accozzaglia di lavori in corso...
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mercoledì 17 marzo 2010

Una storia creseziana



E' forse il valore che si da alla propria vita che determina cosa fare con essa? Per quanto brutta possa essere, per quanto avversa la sorte possa averci trascinato in basso, nel fondo di un pozzo del quale non riusciamo più nemmeno a vedere la luce in cima, è giusto sacrificare il proprio futuro per rivivere un passato che non possiamo più riavere, ma solo rivivere intensamente?
Vivere nel passato, perché il presente o il futuro pensiamo non possano darci niente di più di quello che abbiamo già avuto.
Era davvero l'amore perfetto?

Un introduzione per una nuova storia su cui sto lavorando. La prima parte è a disposizione qui.

Grazie dell'attenzione.
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domenica 14 marzo 2010

Il grande Carro del Concerto nel Cielo

Questa è una di quelle canzoni, che posso mettere in "repeat" nel player e lasciarla scorrere e ripercorrere per ore... non vi pare?

Secondo me, è una delle cosiddette "opera magna" di un artista, sintesi di tutte le sue capacità, talenti, esperienza, intuiti e lavoro che la rendono eterna...




Queste sempiterne imprese, si portanto sempre appresso un corredo di aneddoti e miti, come il mistero di Clare Torry, certo è che : 

Il tema su cui l'album è imperniato è la follia in tutte le sue forme: "The Great Gig In The Sky" consiste in un unico, prorompente vocalizzo femminile, carico di passione e disperazione, a rappresentare il terrore della morte, dove si mescolano il piano liquido di Wright a sonorità vagamente soul. Da molti è considerato il più bello nella storia della musica degli anni settanta.
Tra assoli strumentali e vocalizzi memorabili, esce semplice e irrisolto il tema della canzone. 
« And I am not frightened of dying. Any time will do; I don't mind.
Why should I be frightened of dying? There's no reason for it—you've gotta go sometime. »

Su, su, inviateci i titoli o segnalate le tracce che per voi sono eterne ed instancabili, siamo affamati di condividerle con voi.
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domenica 7 marzo 2010

Ragazze immagine

Cari Desmond e Penelope,

vorrei condividere con voi due immagini di Ragazze. Sembrano coetanee, e ciascuna ha fatto una precisa scelta "professionale" che caratterizzerà la sua vita.

 

La ballerina è seduta e raccolta verso se stessa: le braccia avvolgono le gambe flessuose ma a riposo, gli occhi fissano le aste di legno ma guardano i suoi pensieri. Riflette sui propri Passi, sui propri errori, sulle giravolte che le mancano per diventare Prima Ballerina, sulla tournee che inizia domani; o pensa al ragazzo che l'ha lasciata, al test di matematica o forse alla madre che la vuole ballerina mentre a lei piace la pallavolo.

Fin dal dolce asilo, ho nutrito un timore e un distacco reverenziale verso le suore. Dall'imperativo "Mangia il Formaggio o oggi non vai a giocare", alla carezza per il lavoretto col pongo ben fatto, alla sberlona perché ero e rimarrò una capra a disegnare (nel senso che è come se impugnassi le matite con degli zoccoli impediti, non con delle dita che guidano la grafite verso forme piacevoli)... Poi ho sempre visto le pinguine come bigotte seguaci del canto domenicale, ma ne apprezzavo il valore sociale ed educativo proprio dei nostri paesi campagnoli del Basso Piave. 
Ma alla fine, sono Ragazze no? Coi loro pensieri, le riflessioni, le aspirazioni, la gioia, gli ideali; anche loro , prima di incarnare un ruolo, dividevano le loro aspirazioni tra danza e pallavolo e  tuttora si lasciano andare a questi sorridenti lussi.
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giovedì 4 marzo 2010

Umiltà e presunzione


oggi ho avuto conferma ANCORA UNA VOLTA che una delle doti + grandi dell'essere umano oltre all'intelligenza, al rispetto e all'empatia, è L'UMILTA'.
Saper imparare,chiedere,fare,sostenere ogni progetto e ogni azione con estrema UMILTA'.
..l'uomo umile è colui che sa porre domande, nonostante conosca già la risposta e a volte possa andare anche oltre, come il bambino che con l'ingenuità e la non-malizia chiede "perchè" e impara per la prima volta..colui che scende tra la gente comune e s'informa, nonostante possa viaggiare mille metri da terra con la sua nuvola di sapere..colui che ama condividere la propria conoscenza con coloro che ne hanno bisogno, senza la presunzione di essere il detentore di un sapere unico e egoisticamente personale.
Umiltà : U come Umano errare est , M come Mente aperta al confronto, I come Intimità del sapere racchiuso in ognuno di no, L come Lato buono delle cose, T come Tutti quanti quelli che stanno aspettando (E.Ramazzotti di anni e annoni fa che cantava giusto bene "dedicato a tutti quelli che - stanno aspettando..), A come Aiuto incondizionato per il prossimo.
Avete visto? è un parola che ispira buoni sentimenti, che desidera avvicinarci uno all'altro e che funge da collante nelle relazioni umane, che scalda il nostro animo e ci rende persone migliori..
Non smettete mai di ringraziare qualcuno che fa per voi anche le cose + banali e semplici e scontate, non dimenticate che "ti ringrazio" può cambiare la giornata anche alla persona + dura del vs. ufficio, continuate ad essere umili e gentili e rifiutate di essere zerbini, bensì UMILI con grande coraggio e forza d'animo..
e a chi si atteggia da professore, sarebbe forse utile imparare da chi con umiltà e grande rispetto affronta la vita nelle difficoltà aiutando comunque il prossimo senza la presunzione di essere un Dio onnipotente, ma una personale speciale con la splendida virtù del rispetto altrui.
tendi la mano e sii bastone per i tuoi fratelli.
peace
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domenica 28 febbraio 2010

La natura ci insegna...



Non so se sia l'aria del Cile o il totale isolamento in cui sto vivendo (lontano da qualsiasi distrazione) ma sto diventando sempre più attento a quello che mi circonda ed ai messaggi che questo cela...ed ecco che in un sabato pomeriggio mi sono imbattuto in questi due alberi...a prima vista non sono altro che semplici piante ma dentro di me parlano di un sentimento genuino quale la fratellanza, il sostegno reciproco tra persone, l'uguaglianza tra chi invece crede che basti una religione, uno stato, un colore della pelle differente per aver il diritto d'iniziare la scellerata autodistruzione dell'uomo contro l'uomo.
La Terra è grande, la nostra casa comune, l'esempio vivente che dovremmo seguire ma che la nostra cecità ci impedisce di vedere...

Cosa significa tutto questo? Dove vuoi arrivare con questo "strano misticismo"? Qual è lo scopo di questo post?

Cerco di rispondere qui
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sabato 20 febbraio 2010

La nuova animazione? Viene dagli Anni 80



Se la Stop Motion è la forma di animazione più impiegata in questi Anni 00, perché tra i video più passati nella rete troviamo pressoché solo materiale ispirato ai mitici Anni '80? Buffo no?

Eccovi il tris umano dello svizzero Guillaume Reymond...






...e questo semplice e geniale teatro di candeline...





Quale vi gusta di più? Qualche link da suggerire?
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domenica 14 febbraio 2010

Pordenone ci aiuta a scrivere

 

Dopo il "Legge", ora Pordenone si propone con lo "Scrive"!
L'intro acchiappa: 
Alla domanda “Si può imparare a
scrivere?” ovviamente non c’è risposta. Ci sono
variabili imponderabili: il talento, l’esperienza
personale, la conoscenza del mondo. Ma è certo che
alcune tecniche si possono imparare, che alcuni
strumenti si possono affinare.
Il corso si tiene da metà febbraio a fine marzo, con docenti di tutta autorevolezza: giornalisti, professori, scrittori. Scaricate il volatile per avere maggiori info sui corsi, orari etc.

Senza dubbio sarà un'occasione di crescita per chiunque abbia l'opportunità di partecipare. Personalmente, affogato nel lavoro, non ci sarò, ma spero che qualcuno di voi sia presente, prenda appunti, e...mi faccia copiare!

Buona scrittura a tutti.

PS: qualcuno di voi ha letto il libro di Paolo Giordano che citano?
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sabato 6 febbraio 2010

Musica, filosofia e lo stato perfetto

 

Ho da poco intrapreso la Repubblica di Platone. Caspita: è di una semplicità inattesa; i concetti scivolano come "olio dalle giare"; le tesi così lineari da non lasciare spazio a repliche; questo saggio, oltre a riportarmi alla filosofia liceale, così affascinante ma così sudata, sta scriccando molti ingranaggi sopiti nell'animo (mi verrebbe da dire nel cervello, ma animo, si, animo dice intelletto, sentimento, spirito, convinzioni, dice il cuore di tutto). 

Ahimé, un concetto appena affrontato ciondola e rimbalza ancora tra le mie convinzioni, e chiedo il vostro aiuto per prendere una posizione finale. 
Il tema è la musica, o meglio la musica all'interno dello Stato Ideale che Socrate sta tracciando. 
Si cita Damone, maestro di Socrate (!), Nicia (!) e Pericle (!), filosofo che nella sua teoria psichico-musicale,"mirava a determinare quali legami intercorressero tra musica ed animo umano, si dà poter usare la musica a fini etici". 

Platone, per bocca di Socrate, si rimette al giudizio di Damone, per individuare "le cadenze che s'addicono alla bassezza d'animo, alla violenza, alla violenza o alla pazzia e ad altro vizio: e quali ritmi si debbano riservare alle qualità opposte".

Poi si dilunga su quali dattili, giambi eccetera, sulle corde musicali che pizzicano le corde dell'animo; quindi, Socrate dimostra che armoniosità, eleganza e regolarità ritmica s'imprimono e completano un animo temperante e semplice. Ovvio, chi aspira alla all'eleganza ed armonia, deve fuggire dai tratti grossolani e disarticolati. 
Infine, le citazioni che mi hanno lasciato il cruccio:
"gli uomini più apprezzan quel canto che novissimo risoni ai cantori" (Odissea)
"si deve guardarsi dalle modifiche che comportino l'adozione di una nuova specie di musica, perché si rischia di compromettere tutto l'insieme (...) di una cosa simile non bisogna lodarla nè accettarla."
Ancora Damone:
"Non si introducono mai cambiamenti nei modi della musica senza che se ne introducono nelle più importanti leggi dello stato".

Posto che secondo me, ciò che fu pensato 2000 anni fa in Grecia, non fu più elaborato allo stesso modo, sono davvero inquieto. 
Noi adesso, viviamo in un'epoca di completa trasgressione musicale, ma non finalizzata all'evoluzione della musica stessa, ma al consumo attraverso i mezzi di ri-Produzione (concerti, cd, download...). Quindi la musica, a livello globale, ha più a che fare coi moti economici che dello spirito o con la ricerca del bello.
Forse gli ultimi moti puri, si sono verificati col Jazz, il Rock, la Dance e l'Elettronica... ma poi?
E' vero che la trasgressione musicale porta ad una inutile deriva degli spiriti e quindi della collettività??

Desmond, Penelope: Help, I need somebody!

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