martedì 29 giugno 2010

Onironauta



Vi trascino in un esperimento.
Quello che andrete a leggere è stato il risultato di una ondata impulsiva di scrittura, correttamente affinata per renderla leggibile.

Qui ho volutamente importato il "racconto" in prima persona al presente. Questo è l'esperimento. La narrazione di un avvenimento in modo "atipico" rispetto a quanto ho fatto sempre.

Se siete interessati a lasciare un commento vorrei leggere le vostre opinioni proprio legate al modo in cui ho narrato.
E' scontato che se avete voglia di lasciare anche un commento per quanto riguarda il tema, siete i benvenuti.

Su questo tema sto cercando di mettere in ordine molte idee che ho legati ai sogni in un solo racconto. Vedremo che cosa accadrà.

Buona parte dell'idea è nata dalla canzone "Into the void" dei Nine Inch Nails.

Vi lascio al pezzo, buona lettura.

Copyright of the image ©2007-2010 ~KillxThexScenexStock
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lunedì 28 giugno 2010

Omaggio a Saramago



Che molti dei miti antropogenici non abbiano potuto fare a meno della creta nella creazione materiale dell'uomo, è un fatto già menzionato qui e alla portata di chiunque sia  mediamente interessato ad almanacchi io-so-tutto ed enciclopedie quasi-tutto. Non sarà questo, di norma, il caso dei credenti delle diverse religioni, visto che proprio dalle vie organiche della chiesa di cui fanno parte ricevono e incorporano quella e tante altre informazioni di uguale o analoga importanza. C'è tuttavia un caso, un caso almeno, in cui ci fu bisogno che la creta andasse al forno per considerate l'opera compiuta. E  comunque dopo vari tentativi. Questo singolare creatore a cui ci stiamo riferendo e di cui abbiamo dimenticato il nome ignorerebbe probabilmente, o non avrebbe sufficiente fiducia nell'efficacia taumaturgica del soffio nelle narici a cui un altro creatore è ricorso prima o sarebbe ricorso poi, come del rsto ha fatto, ai giorni nostri, anche Cipriano Algor, sia pure senz'altra intenzione se non quella, modestissima, di ripulire dalle ceneri la faccia dell'infermiera.

Tornando, però, al famoso creatore che ebbe bisogno di mettere l'uomo nel forno, l'episodio avvenne nel modo che ora spiegheremo, da cui si vedrà che i tentativi frustrati di cui dicevamo prima furono piuttosto il risultato dell'insufficiente conoscenza che il suddetto creatore aveva delle temperature di cottura. Cominciò col fare con la creta una figura umana, di uomo o di donna è un particolare trascurabile, la mise nel forno e attizzò il necessario fuoco. Trascorso il tempo che gli parve giusto, la tirò fuori, e, mio Dio, ebbe un colpo al cuore.
La figura era uscita nera come il carbone, nient'affatto somigliante all'idea che di lui si era fatta di come sarebbe dovuto essere il suo uomo. In ogni caso, forse perché era ancora ad inizio attività, non se la sentì di distruggere il prodotto fallato della sua mancanza di abilità. Gli diede vita, si suppone con un buffetto sulla testa, e lo mandò via. Tornò a modellare un'altra figura, la infilò nel forno, ma stavolta ebbe cura di cautelarsi con il fuoco. Ci riuscì, è vero, ma troppo, poiché la figura gli si presentò bianca come la più bianca di tutte le cose bianche. Non era ancora quello che voleva lui. Malgrado il nuovo fallimento, tuttavia, non perse la pazienza, avrà addirittura pensato, indulgente, Poverino, non è stata colpa sua insomma, diede vita anche a questo e lo fece andare. Nel mondo c'erano già dunque un nero e un bianco, ma il maldestro creatore non aveva ancora ottenuto la creatura che sognava.
Si accinse all'opera ancora una volta, un'altra figura umana andò a prendere posto nel forno, il problema, pur non esistendo ancora il pirometro, doveva essere più facile da risolvere d'ora in poi, in altre parole, il segreto era di non riscaldare il forno né di più né di meno, né tanto né poco, e , visto che non cè due senza tre, questa doveva essere la volta buona. Invece no.

Vero è che la nuova figura non venne fuori nera, vero è che non venne fuori bianca, ma, cielo , venne fuori gialla. Chiunque altro avrebbe forse desistito, procurato alla svelta un diluvio per fare fuori il nero e il bianco, avrebbe spezzato il collo al giallo, il che si potrebbe addirittura considerare come la conclusione logica del pensiero che gli passò per la mente in forma di domanda, Se io stesso non sono capace di creare un uomo atto, come potrei un domani chiedergli conto dei suoi errori.

Per un pò di giorni il nostro improvvisato vasaio non ebbe il coraggio di entrare nella fornace, ma dopo, come si suol dire, il tarlo della creazione si rimise al lavoro e in capo a qualche ora la quarta figura era modellata e pronta per il forno. Supponendo che al di sopra di questo creatore ci fosse ancora un altro creatore, è molto probabile che dal minore al maggiore si fosse levato qualcosa tipo un'implorazione, una preghiera, una supplica, qualcosa sul genere, Non farmi restare male. Insomma, con mani ansiose introdusse la figura di creta nel forno, poi scelse con meticolosità e pesò la quantità di legna che gli parve necessaria, eliminò quella verde e quella troppo secca, tolse qualche ciocco che ardeva male e senza brio, ne aggiunse qualche altro che dava una fiamma viva, calcolò con l'approssimazione possibile il tempo e l'intensità del calore, e, ripetendo l'implorazione, Non farmi restare male, avvicinò un fiammifero al combustibile. Noi, gli esseri umani di oggi, che siamo passati per tante situazioni di ansia, un esame difficile, un'innamorata che non è venuta all'appuntamento, un figlio che si faceva aspettare, un impiego che ci è stato negato, possiamo immaginare cosa debba aver sofferto questo creatore mentre attendeva il risultato del suo quarto tentativo, i sudori che probabilmente solo la vicinanza del forno impedì che fossero gelati, le unghie smangiucchiate fino all'osso, ogni minuto che passava si portava via on sè dieci anni di esistenza, per la prima volta nella storia delle diverse creazioni dell'universo fu lo stesso creatore a conoscere i tormenti che ci aspettano nella vita eterna, perché è eterna, non perché è vita. Ma ne valse la pena.
Quando il nostro creatore aprì la porta del forno e vide cosa c'era dentro, cadde in ginocchio estasiato. L'uomo non era nero, né bianco, né giallo, era, invece, rosso, rosso come sono rossi l'aurora e il ponente, rosso come l'ignea lava dei vulcani, rosso come il fuoco che lo aveva reso rosso, rosso come lo stesso sangue che già gli scorreva nelle vene, perché a questa figura umana, che era proprio quella desiderata, non ci fu bisogno di darle un buffetto sulla testa, bastava averle detto, Vieni, e quella uscì dal forno con i suoi propri piedi. Chi ignori ciò che avvenne nelle età posteriori dirà che, nonostante una tale abbondanza di errori e angosce, o, per la virtù istruttiva ed educativa della sperimentazione, grazie a essi, la storia finì per avere un lieto fine. Come in tutte le cose di questo mondo, e certamente di tutti gli altri, il giudizio dipenderà dal punto di vista dell'osservatore. Coloro che il creatore rifiutò, coloro che, sia pure con la benevolenza di ringraziarli, allontanò da sé, e cioé, quelli di pelle nera, bianca, prosperarono in numero, si moltiplicarono, ricoprono, per così dire, tutto l'orbe terracqueo, mentre quelli dalla pelle rossa, coloro per i quali si era sforzato tanto e per i quali aveva sofferto un mare di pene e angosce, sono, al giorno d'oggi, le prove impotenti di come un trionfo abbia potuto infine trasformarsi, con il passare del tempo, nel preludio ingannevole di una sconfitta. Il quarto e ultimo tentativo del creatore di uomini che mise le sue creature nel forno, quello che apparentemente gli portò la vittoria definitiva, venne a essere, in fin dei conti, il definitivo sbaraglio.



Cipriano Algor aveva letto questa storia quand'era ancora un ragazzo, e pure avendo dimenticato tante cose nella vita, questa non se l'é scordata, chissà mai perché. Era una leggenda india, dei cosiddetti pellirossa, per essere più esatti, con la quale i remoti creatori del mito docevano aver inteso provare la superiorità della loro razza su qualsiasi altra, ivi comprese quelle della cui effettiva esistenza non avevano allora notizia.
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martedì 8 giugno 2010

Condivisione...., le mie storie di spalle


Ciao a tutti,

non so se mi "intrometto" nel posto giusto, ma da troppo tempo ho promesso a Jack di liberare il mio pensiero......
Beh, condividendo appieno la riflessione di creativobresciano sulla crescita quale figlia della condivisione e del confronto, provo a condividere qui quella che é stata una parentesi non proprio fortunatissima della mia vita, un modesto incidente con la moto.
Chi di dovere mi guidi in una sezione più opportuna se lo ritiene necessario. La mia moleskina in questo caso é stata un vecchio quaderno, forse delle scuole medie, uno di quelli ai quali strappi le poche pagine scritte per recuperare un po' di carta con l'illusione e la speranza di salvare un centesimo di un albero. Lì all'epoca ho raccolto un po' di pensieri tra il serio e il meno serio (più quest'ultimo forse) che ho riorganizzato tornato a casa dall'ospedale. Li condivido volentieri anche con voi, come ho già fatto negli anni con diversi amici. L'organizzazione é a puntate, questa é la prima.


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Storie di spalle.

Carissimi amici, sapete tutti (o quasi) delle mie disavventure da
centauro. Per quelli che non sono aggiornati, riassumo brevemente la
situazione.
Domenica 24 luglio in località ponte qualcosa (dovrei controllare sul
referto del pronto soccorso, ma riprendere in mano quelle carte mi fa
un certo che), sulla strada che porta a cima grappa sono scivolato in
curva con la mia moto. Velocità ridicola, scivolata cretina (mi sono
rialzato istantaneamente pensando: ILLESO!!!...... in realtà....
ILLUSO!!!), fattori che comunque hanno concorso infaustamente alla
rottura (multiframmentata per essere precisi) della mia clavicola sx,
constatata da me stesso grazie ad un esame uditivo (rumoracci in fase
di rotazione e movimento del braccio) e per autopalpazione della
spalla (non mi è sembrato ortopedicamente corretto che la mia
clavicola, al tatto, risultasse a scalini).
Morale, successivi eventi e protagonisti in ordine temporale: primi
"soccorsi" da parte degli occupanti dell'auto che mi seguiva (hanno
rimesso in piedi la moto dandomi un'affettuosa quanto dolorosa pacca
sulla spalla), amici centauri che non mi vedevano più arrivare,
automedica, dottore munito di antidolorifico disposto fortunatamente a
condividerlo con me, ambulanza, infermiera (Susi, simpatica, carina e
gentile), doppia infermiera (Giuliana, gentile), infermieri (vari ed
eventuali, caratterialmente ed esteticamente poco significativi),
trasferimento in ambulanza con tanto di sirena (per evitare la coda),
ospedale di Castelfranco, pronto soccorso, sorella a dirmi parole di
conforto e altre tipo "mona", moroso di sorella in veste di supporto
morale e logistico, infermieri, infermiere, dottori, dottoresse (vi
racconterò più in dettaglio di qualcuno di questi personaggi),
ricovero, in seconda battuta genitori (partiti il giorno prima per le
vacanze) a dirmi parole non proprio di conforto, degenza, eventi vari,
persone varie, telefonate, SMS, visite di amici e parenti, visite di
dottori e dottoresse, operazione alla spalla, doppie telefonate, doppi
SMS, doppie visite di amici, parenti, dottori e dottoresse,
convalescenza, dimissione, eccetera, eccetera.
Ecco, in "poche" parole la faccenda com'è andata. Adesso sto benino, a
settembre pare che tornerò come nuovo (spero.....). In tutti questi
giorni, tra dolori e braccio sx bloccato, mi è avanzato un po' di
tempo che in parte ho utilizzato per raccontare un po' di fatti che mi
sono capitati e per mettere giù due o tre cose sulle quali ho
riflettuto. E' stato un periodo non proprio facile, ho provato
emozioni e sensazioni (spesso fisicamente dolorose), ma a differenza
del solito, ho avuto il tempo di "godermele". Troppo spesso infatti
nella vita normale le emozioni sono piccole parentesi in mezzo ad
ansie, frenesia, tempo che scorre troppo in fretta, tempo che non ti
permette di apprezzarle e meditarle. Da questo nascono appunto le
"Storie di spalle" (scritte di fronte, non senza difficoltà vista la
mia temporanea inefficienza ad un arto, ma comunque di fronte) alle
quali potrete tranquillamente girare le spalle, oppure potrete
rompervi le palle nel leggerle, potrete pure fregarvene facendo
spallucce, ma al solito sfiga vuole che vi renderò, volenti o nolenti,
partecipi di questi miei racconti spedendoveli. Cercherò di
organizzarli a puntate, in modo da non risultare troppo pesante per i
coraggiosi che intraprenderanno la lettura. Gli argomenti saranno
abbastanza vari, il tono più o meno serioso a seconda di come
semplicemente mi sono venuti e mi verranno.
Ringrazio sin d'ora chi vorrà cimentarsi nella lettura, spero in
questo modo di rendervi partecipi di questa mia piccola disavventura,
spero di divertirvi un po' oppure di farvi pensare....anzi, mi direte
voi l'effetto sortito. Io un senso per queste storie di spalle ce l'ho
in mente, ma non ve lo svelo subito....., vedrete. A tal proposito, vi
chiedo sin d'ora di leggere UNA PARTICOLARE puntata che vi spedirò, mi
raccomando!!!! Delle altre.... me ne importa poco, ma almeno quella
leggetela, fatemi questo favore.
Saluti e buon quel che state facendo e state per fare,

Matteo
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Ultimi pensieri